di Viviana Premazzi
Tra le categorie di italiani all”estero, quest”anno i media hanno dato particolarmente risalto agli studenti Erasmus1.
Gli studenti Erasmus non sono stati, infatti, inclusi tra le categorie di cittadini, identificate dalD.P.R. n. 226 del 22 dicembre 2012, che potranno votare per corrispondenza ai sensi del decreto-legge 18 dicembre 2012, n. 223, previa apposita dichiarazione (forze armate e forze di polizia, dipendenti delle amministrazioni dello stato, delle regioni, delle provincie autonome per permanenza all”estero tra 3 e 11 mesi, professori e ricercatori universitari in servizio presso istituti universitari e di ricerca all”estero per una durata complessiva di almeno 6 e non più di 12 mesi).
Gli studenti Erasmus, dunque, potranno votare esclusivamente presso le sezioni istituite nel proprio comune di iscrizione nelle liste elettorali, rientrando in Italia a proprie spese. Agevolazioni finanziarie sono previste solo per quanti riguarda i mezzi di trasporto all”interno del territorio italiano.
Di fronte a questa esclusione, grazie anche ai social network alcuni studenti Erasmus si sono mobilitati, creando una pagina Facebook chiamata “Studenti italiani che non potranno votare alle prossime elezioni” . Il gruppo ha ricevuto (ad oggi 15 febbraio 2013) 5495 “like”. Gli studenti mobilitati hanno inoltrato un appello al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e al Ministro degli Affari Esteri Giulio Terzi di Sant”Agata2 e proposto la petizione online “Garantire il diritto di voto agli Studenti Erasmus e agli italiani temporaneamente all”estero”, da consegnare al Ministro dell”Interno Anna Maria Cancellieri, che ha ricevuto quasi 16900 firme. Il movimento ha anche sviluppato una campagna fotografica-mediatica di stampo più umoristico sul tema “Ecco quanto vale il mio voto”. Le diverse iniziative non hanno però portato ad alcuna modifica della normativa ne si è riusciti a predisporre altre soluzioni.
Il Consiglio dei Ministri, lo scorso 22 gennaio, ha infatti definito “insuperabili” in termini di tempo, di praticabilità, ma soprattutto di costituzionalità, le difficoltà “nel selezionare unicamente gli studenti Erasmus – escludendo tutti gli altri soggetti che si trovano all”estero per ragioni di studio, ma senza una borsa Erasmus – come nuova categoria di elettori temporanei”.
Nonostante l”esito negativo della vicenda è importante sottolineare l”importanza dei media mainstream nel fare da cassa di risonanza delle iniziative online, contribuendo ad attirare l”attenzione sul tema, sicuramente più di quanto sarebbe successo solo con l”uso dei social network.
La mobilitazione non si è, però, fermata al 22 gennaio, trovando nuove forme e strumenti, tra queste un”azione simbolica che dimostri il desiderio e la volontà di votare degli italiani temporaneamente all”estero: nei giorni 21 e 22 Febbraio, infatti, sarà possibile votare dall”estero in maniera telematica, grazie alla piattaforma di voto Eligo, messa a disposizione a titolo gratuito dall’azienda Italiana ID Technology (per tutti gli italiani temporaneamente all”estero, non solo per gli studenti Erasmus che non potranno tornare in Italia per votare). Il voto non avrà ovviamente valore ai fini delle elezioni, ma i risultati di queste consultazioni simboliche saranno ugualmente diffusi, una volta chiuse le urne in Italia, per continuare a mantenere alta l”attenzione sul tema anche in vista della riforma della legge elettorale che, come lo stesso Consiglio dei Ministri ha auspicato “tenga in debita considerazione le esigenze dei giovani temporaneamente all”estero per ragioni di studio e di lavoro”. L’iniziativa, per ora, non ha riscontrato un alto consenso e rischia l’effetto boomerang, visto che al momento risultano registrate sulla piattaforma 443 persone.
1 Si parla per l”Italia di 20/25 mila persone per l”anno accademico 2012/2013 e di un programma europeo che ha festeggiato l”anno scorso i suoi 25 anni coinvolgendo nel corso degli anni oltre 2 milioni di studenti.
2 L”appello rivolto al Parlamento, al Presidente della Repubblica e a tutte le forze politiche chiedeva che fosse immediatamente corretto l”errore e potesse essere garantito con una Legge ordinaria (o, volendo accorciare i tempi, con un semplice Decreto Legge) a 25.000 mila studentesse e studenti l”esercizio del diritto di voto in occasione delle elezioni politiche nazionali, o in estrema alternativa dei rimborsi di natura economica sui costi del biglietto per tutti gli universitari che avessero voluto tornare in Italia a votare, come previsto per gli studenti fuorisede in Italia.