Capire e contrastare il protracted displacement

Si conclude il progetto TRAFIG: grande cantiere internazionale di ricerca e azione

Oltre sedici milioni di rifugiati e un numero imprecisato di sfollati interni vivono da anni, o persino decenni, in condizioni di sradicamento, precarietà giuridica e marginalità socio-economica. Alla loro condizione – caratterizzata dalla impossibilità di tornare nel paese di origine, di proseguire verso destinazioni migliori, o di conquistare una vita autonoma e dignitosa nel luogo di soggiorno – si applica spesso il concetto di protracted displacement. In un mondo sempre più strutturalmente instabile, questa categoria è in continua espansione; tuttavia, essa è raramente oggetto di attenzione specifica; certamente non in campo politico, ma neppure in quello della ricerca.

Un importante contributo a colmare questa lacuna è venuto dal progetto TRAFIG (Transnational Figurations of Displacement), finanziato dal programma Horizon 2020 della Commissione europea e coordinato dal Bonn International Centre for Conflict Studies (BICC). TRAFIG si conclude in questi giorni, dopo tre anni e mezzo di ricerche condotte in otto paesi distribuiti in tre continenti (Etiopia, Germania, Giordania, Grecia, Italia, Pakistan, Repubblica democratica del Congo e Tanzania). Il progetto ha coinvolto oltre 3.000 persone (migranti e non) in interviste, focus group ed eventi partecipativi. La ricerca, condotta da un vasto team internazionale, multiculturale e interdisciplinare, ha prodotto 10 working paper, 10 note di ricerca, 7 policy brief, un rapporto di sintesi, un decalogo per decisori e operatori (https://trafig.eu/output), un vivace blog, due documentari, diversi video più brevi e persino un innovativo gioco online. A questo grande sforzo, FIERI ha fornito un contributo decisivo, coordinando il lavoro di ricerca svolto in Europa e svolgendo il lavoro sul campo in Italia.