Il Decreto Immigrazione e Sicurezza che separa accoglienza e integrazione: una riforma dai piedi di argilla

Il Decreto Immigrazione e Sicurezza, che è stato approvato all’unanimità in Consiglio dei Ministri di lunedì 24 settembre, riformerà radicalmente il sistema di accoglienza di richiedenti asilo e rifugiati, implementando i principi enunciati nella Direttiva sui “Servizi di accoglienza per i richiedenti asilo” emanata a fine luglio. Prevede infatti una riduzione dei fondi destinati all’accoglienza e limita i servizi per l’integrazione destinati a coloro che sono in attesa di una risposta alla loro domanda di asilo, i quali dovranno restare nei centri di accoglienza governativi. In base alla Direttive di luglio, in questi centri pare verranno forniti solo vestiario, vitto, alloggio e accesso all’assistenza sanitaria, mentre saranno soppressi i servizi di integrazione, ossia l’insegnamento dell’italiano e l’accompagnamento ai servizi del territorio, alla formazione professionale e all’inserimento lavorativo. L’accesso ai centri SPRAR (Servizio di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati), che sono gestiti dai Comuni con un co-finanziamento del Ministero dell’Interno pari al 95% e dove i servizi di integrazione continueranno a essere erogati, sarà limitato a coloro che hanno ricevuto la protezione internazionale.  Un’analisi di Irene Ponzo su Neodemos.

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