di Piero Gorza,OnBorders piero.gorza1@gmail.com, Nicola Montagna, School of Law – Middlesex University London n.montagna@mdx.ac.uk, Rita Moschella,OnBordersrita.moschella@gmail.com, Maria Perino, Università del Piemonte Orientale,OnBorders maria.perino@uniupo.it
IT. In questo working paper, che nasce da una collaborazione tra associazioni e ricercatori ed è il risultato di una presenza che ci ha visti negli ultimi tre anni quotidianamente impegnati nell’osservazione di campo e nell’affiancamento delle persone in transito alla frontiera Nord-Ovest delle Alpi, intendiamo soffermarci sulle relazioni intergenerazionali e di genere plasmate dal viaggio e dalle pratiche di bordering, su come si producono e si trasformano le varie configurazioni sociali, secondo una prospettiva longitudinale che ha seguito il cammino delle persone. I confini e le pratiche di bordering hanno un impatto antropopoietico nell’incontro con le persone migranti e le temporalità dei loro percorsi, che sono tutt’altro che lineari e possono variare, mediamente, dai due ai sei anni. Durante questo periodo di mobilità forzata e sradicamento protratto (protracted displacement), fatto di improvvise accelerazioni e lunghe soste, le persone migranti camminano, fanno figli, crescono, si trasformano. In questo rapporto di ricerca, vogliamo evidenziare come in questi processi trasformativi che accompagnano il cammino anche le configurazioni delle reti parentali e quelle amicali subiscano profondi cambiamenti e vengano costruite domesticità originali, sia come strategie per sfuggire ai controlli dei confini e quindi proseguire il viaggio, sia come sostegno reciproco.
EN. In this working paper, which is the result of a collaboration between associations and researchers and is the outcome of a presence that has seen some of us over the past three years daily engaged in field observation and shadowing of people in transit at the Northwest Alpine border, we examine how various social configurations are produced and transformed during the journey and by bordering practices, with a focus on the intergenerational and gender relations and from a longitudinal perspective. We argue that borders and bordering practices have an anthropopoietic impact on migrant people and the temporalities of their journeys, which can vary, on average, from two to six years, and during this period of forced mobility and protracted displacement, made up of sudden accelerations and long pauses, migrant people walk, have children, grow, and transform. In this working paper, we want to highlight how in these transformative processes that accompany the journey, the configurations of parental and friendship networks also undergo profound changes and original domesticities are de-constructed and re-constructed, both as strategies to escape border controls and thus continue the journey, and as mutual support.
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