Di Viviana Premazzi (FIERI), 13 luglio 2012.
All’articolo seguirà in un secondo momento un paper, ora in fase di elaborazione. Eventuali informazioni o richieste possono essere fatte direttamente all‘autrice.
Le migrazioni di oggi attraversano i territori digitali, spesso ancora prima di quelli fisici. A partire da questa intuizione, è nato nel 2003 il progetto e-Diaspora Atlas con l’obiettivo di esplorare, mappare, archiviare e analizzare la presenza nei territori digitali (quasi in senso geopolitico) dei così chiamati (secondo la definizione di Dana Diminescu, 2003, 2008) “connected migrants” (migranti connessi).
Il progetto considera il digitale non solo come oggetto e campo di indagine, ma anche, e inscindibilmente, come strumento di ricerca. Obiettivo del Progetto è infatti non solo quello di introdurre metodi digitali negli studi sulle diaspore e promuovere una sociologia “digitalmente attrezzata”, ma anche quello di sviluppare una “ingegneria informata” delle scienze sociali.
Il progetto ha riunito nel corso degli anni 80 ricercatori provenienti da tutto il mondo, che hanno studiato oltre 8.000 siti web. L’e-Diaspora Atlas, coordinato da Dana Diminescu e pubblicato dalla Maison des Sciences de l’Homme di Parigi, ha cercato di classificare i cosiddetti migrant sites [1] e ha analizzato la presenza online di 28 diaspore [2].
Dal punto di vista metodologico il progetto è stato sviluppato attraverso quattro fasi interconnesse:
1) La costruzione di un corpus di siti web. L’identificazione di siti web è stata realizzata semi-automaticamente grazie ad un software chiamato Navicrawler. Navicrawler lavora essenzialmente passando in rassegna i link in uscita dei siti web visitati. Il ricercatore può quindi integrare ogni sito nel corpus, dove diventa un “In Site”, o può rifiutare, e farlo diventare un “Out Site”. Il ricercatore può anche descrivere i siti web aggiungendo delle tag. Al termine di questa fase di esplorazione, il software è in grado di esportare il suo corpus come un grafo in cui i nodi rappresentano i siti e gli archi stanno per i legami tra gli stessi.
2) L’arricchimento dei dati (location, lingua, text-mining). Sono stati sviluppati una serie di strumenti digitali che rendessero possibili vari “processi di arricchimento”, tra i quali:
- Recupero di informazioni fornite dall’ICANN sul dichiarante (proprietario del nome a dominio), in particolare la sua posizione geografica, il server che ospita il sito, ecc.;
- Text-mining utilizzato sull’indice del corpus, al fine di recuperare persone, organizzazioni, luoghi, ecc.;
- Riconoscimento delle lingue utilizzate in ogni sito web (e analisi della distribuzione delle lingue usate, aspetto utile per studiare il multilinguismo, a sua volta una questione importante negli studi sulle migrazioni).
3) La visualizzazione-manipolazione della rete e il “grafo di interpretazione”. Attraverso un software di visualizzazione grafica chiamato Gephi, l’utente può visualizzare nello spazio e manipolare il corpus dei network. Sono disponibili due tipi di visualizzazione:
- una basata sul principio fisico di attrazione/repulsione (in base alla presenza o assenza di un collegamento tra due nodi);
- una più geografica che utilizza i dati geocodificati: posizione del proprietario del sito, destinatari del sito web, server, e così via (in particolare le informazioni recuperate durante la fase di arricchimento dei dati);
4) La condivisione collaborativa di dati (grezzi) e risultati su di una piattaforma collaborativa composta da più “capitoli” (le varie diaspore) che fornisce per ciascuna di esse i seguenti dati:
- Mappe: “grafi navigabili” del corpus, con diversi punti di vista in base ai campi di classificazione;
- Dati grezzi: i dati empirici (testi, video, interviste, immagini, ecc.) realizzati/recuperati e utilizzati durante la ricerca;
- Statistiche: queste vengono generate automaticamente sia dalla classificazione sia dalla struttura del grafo; forniscono dati quantitativi sulle relazioni tra le categorie/attori.
L’e-Diaspora Atlas è un tentativo di realizzare un’immagine della diaspora intesa come rete. A partire dai risultati del progetto e-Diaspora, si possono fare alcune considerazioni, che ho sviluppato – con particolare riferimento alla “diaspora egiziana” [3] in Italia – nel paper presentato alla conferenza “Digital crossroads. Media, migration and diaspora in a transnational perspective” (Utrecht 28-30 giugno 2012). In estrema sintesi, e in prima approssimazione, mi pare che si possano sottolineare tre aspetti:
- l’auto-organizzazione tipica dei network sul web facilita l’emergere di comunità decentrate e agisce come piattaforma ideale e propulsore per la costituzione di possibili collettività transnazionali;
- mappare le e-diaspore permette di analizzare anche i rapporti intrattenuti dai diversi attori della diaspora con la propria patria fisica;
- per quanto riguarda i legami tra gli attori all’interno di una diaspora digitale, l’e-Diaspora Atlas ha considerato anche le associazioni, i blogger e i gruppi di attivisti o individui che sono stati in grado di diventare opinion leader sul Web e talvolta, come nel caso della Primavera Araba, di stimolare il dissenso popolare ed incidere sugli eventi politici.
[1] Con migrant site si intende un sito web creato e gestito da migranti e/o che ha a che fare con loro (in ogni caso, un sito nel quale la migrazione o la diaspora è un tema che definisce il sito stesso). In alcuni casi può essere un sito personale o un blog, il sito di un’associazione, un portale/forum, un sito istituzionale, o simili. Un sito migrante può anche non essere collocato in un paese straniero, bensì nello stesso paese di origine della/e migrazione/i in questione.
[2] Nel progetto, la e-diaspora è definita come una collettività migrante che si organizza e agisce soprattutto sul Web, e le cui pratiche sono quelle di una comunità le cui interazioni sono rafforzate dallo “scambio digitale”.
[3] La definizione della migrazione egiziana come diaspora è molto dibattuta e diversi studiosi invitano a non considerarla tale poiché ancora in fase di definizione (Médam 1993).