Dieci anni dopo l’allargamento a Est: come cambiano le migrazioni nell’Unione europea

A oltre dieci anni dal primo grande allargamento a est dell’Unione europea, la rivista Central and Eastern European Migration Review ha dedicato un numero monografico alle migrazioni est-ovest all’interno dello spazio europeo. FIERI ha chiesto a Paolo Ruspini, curatore della special issue con John Eade, di illustrarne brevemente le idee di fondo. I nove contributi che compongono il numero sono tutti disponibili in modalità open access sul sito della CEEMR.


Di Paolo Ruspini (Università della Svizzera italiana, Lugano)

Dopo più di un decennio dall’allargamento a Est del 1° Maggio 2004 con l’ingresso nell’Unione europea di dieci Paesi di cui otto dell’Europa centro-orientale – e i successivi di Romania e Bulgaria nel 2008 e della Croazia nel 2013 – come è cambiato il quadro migratorio europeo?

Un recente numero speciale della rivista Central and Eastern European Migration Review (CEEMR), dedicato a questo importante processo politico, ha cercato di fornire degli spunti d’analisi e di porre in luce dei nodi irrisolti in tema di mobilità e migrazioni europee prima e dopo gli ultimi allargamenti a Est. A questo fine, i curatori della rivista hanno selezionato e raccolto una serie di articoli scientifici scritti da diversi studiosi europei contraddistinti da molteplici approcci empirici e metodologici, ma uniti dall’ attenta esplorazione di processi migratori intra-europei di varia intensità.

Se l’allargamento ha facilitato e innescato importanti movimenti di persone dall’Europa centro-orientale verso l’Europa occidentale alla ricerca di occasioni di lavoro e di vita diversa (ma non necessariamente migliori), oggi il quadro migratorio intra-europeo è mutato di nuovo. In questo senso la perdurante crisi economica e occupazionale ha visto la ricomparsa delle migrazioni di ritorno e di flussi sud-nord che, a differenza dei “lavoratori ospiti” del passato, sono più selettivi e composti di persone giovani, spesso altamente qualificate, alla ricerca di occasioni di lavoro nei paesi con mercati del lavoro attualmente più ricettivi dell’Europa nord-occidentale.

La rivista pone dunque enfasi, in un’ottica storica, sugli attuali processi di mobilità intra-europea non dimenticando però di estendere lo sguardo alle sfide che l’Unione deve affrontare a est e sud dei suoi instabili confini dove le diseguaglianze, i conflitti e lo sviluppo demografico innescano processi migratori misti di significativa portata e difficile gestione in assenza di solidarietà condivisa tra i suoi Paesi membri. Il sistema economico vigente, contraddistinto da spiccati tratti neoliberisti, genera poi meccanismi di sfruttamento dei soggetti più vulnerabili e di gestione illecita dei flussi migratori. Questi ultimi fenomeni sfuggono a una quantificazione adeguata perché spesso avvengono in una dimensione informale, invisibile, contrastata e tollerata al contempo dalle singole istituzioni.

Il carattere multidimensionale dei flussi migratori attuali in Europa con le loro connotazioni circolari, di transito e ritorno richiede invece nuovi strumenti teorici e di analisi adeguati alle loro caratteristiche e in grado di favorire un riorientamento degli interventi di policy. L’importanza della comprensione del ruolo dei paesi d’invio e ricezione nelle configurazioni transnazionali delle migrazioni contemporanee dovrebbe così agevolare anche pertinenti misure e prassi d’inclusione. L’invecchiamento della popolazione europea, le appartenenze multiple e ibride delle seconde e terze generazioni richiedono, infatti, incessante dialogo tra gli attori della migrazione e risposte aperte e dinamiche delle istituzioni. I migranti sembrano, infatti, intuire con anticipo i cambiamenti socio-economici in atto e adattarvisi meglio delle realtà preposte a livello nazionale e sovranazionale alla gestione dei fenomeni migratori.

La chiave di lettura che la rivista propone è quella di un approccio molteplice alla complessità dei fenomeni migratori europei e dell’importanza di risposte non-univoche per contesti geografici simili ma diversi per storia (est e ovest, nord e sud), realtà etniche, confini. Questo vuole essere solo un punto di partenza per ulteriori ricerche, per auspicare interventi politici adatti alle nuove realtà migratorie ed infine per veicolare una trasmissione la più possibile corretta del sapere e della memoria delle migrazioni.

Il numero speciale “The last decade of the enlarging EU: changing framework and patterns of migration” della rivista Central and Eastern European Migration Review è disponibile online.