Dalla prefazione di Ferruccio Pastore: Quando, ormai più di trent’anni fa, l’immigrazione dall’estero in Italia cominciò a delinearsi come un fenomeno di massa, il mondo dell’informazione fu posto di fronte al problema di come rappresentare quella novità: che faccia attribuire allo straniero, nel momento in cui questo non era più soltanto una presenza passeggera e generalmente gradevole, come potevano essere quella della villeg- giante tedesca, dello storico dell’arte inglese o della diva americana in visita al Belpaese?
Che faccia dare allo straniero immigrato? Il modo in cui l’industria dei media ha risposto nei fatti a questa domanda è un oggetto di ricerca poco considerato, ma di grande importanza. La storia della rappresentazione dell’immigrazione straniera, infatti, non è soltanto un penetrante rivelatore di tratti fondamentali della cultura e dell’identità (delle culture e delle identità, sarebbe meglio dire) di una nazione. La storia delle rappresentazioni è anche uno strumento essenziale per capire le traiettorie future del fenomeno migratorio, perché in pochi altri ambiti le rappresentazioni contribuiscono tanto profondamente a plasmare le dinamiche sociali e le risposte politiche. La forza simbolica intrinseca del fatto migratorio e l’intensa politicizzazione che ne deriva fanno sì che l’immagine e la percezione dominanti dell’immigrazione (come fatto normale o come emergen- za, sviluppo naturale o corpo estraneo, risorsa o minaccia, necessità economica o fardello, ecc.) si riverberi direttamente sul discorso pubblico, sui comporta- menti privati e sulle dinamiche di mercato, sulle scelte politiche.
La rappresentazione collettiva di un fenomeno multiforme e dinamico, come l’immigrazione straniera, è a sua volta un processo inevitabilmente impetuoso e variegato. È come un fiume che si ingrossa progressivamente, non necessa- riamente in maniera proporzionale all’espansione quantitativa del fatto demo- grafico sottostante; un fiume fatto di tanti affluenti: memorie di esperienze in- dividuali, racconti di famigliari e amici, analisi specialistiche, discorsi politici, rielaborazioni artistiche, testi giornalistici e immagini documentarie. Ciascuno di questi rivoli concorre a determinare le nostre rappresentazioni – anch’esse, ovviamente, diversificate e stratificate a seconda della nostra posizione sociale, del nostro livello educativo e così via – di una novità sociale articolata come l’immigrazione straniera.
Questo libro descrive e interpreta, con una organicità e una sistematicità che hanno pochi precedenti in Italia, il corso di uno degli “affluenti” che hanno contribuito a plasmare le nostre rappresentazioni dell’immigrazione straniera: l’immagine fotogiornalistica. Vi si ricostruiscono trent’anni di storia del nostro immaginario, a partire dagli impaginati originali di otto tra i più importanti pe- riodici nazionali, in gran parte fedelmente riprodotti nel volume. I curatori e gli autori dei saggi contenuti in questo libro, che nasce da un progetto di ricerca di FIERI, ci fanno scorrere davanti agli occhi tre decenni di attualità, mettendola in prospet- tiva e consentendoci di ripensarla criticamente.