Il seminario si terrà presso il Centro Congressi Torino Incontra, Sala Einaudi, in Via Nino Costa, 8, il 14 ottobre 2011, ore 9-13
L’Italia è uno dei paesi europei in cui la catena di crisi degli ultimi tre anni ha inciso meno pesantemente sui flussi migratori. C’è stata indubbiamente una flessione nel volume degli ingressi, ma non un crollo. Stando alle stime diffuse recentemente dall’OCSE, dopo avere spiccato come principale destinazione di flussi legali in Europa nel 2008 (489.000 arrivi), con i 369.000 ingressi registrati nel 2009 il nostro paese è risultato secondo soltanto ai quasi 400.000 arrivi del Regno Unito.
Se guardiamo più specificamente al mercato del lavoro, l’Italia spicca come l’unico, tra i ventisette paesi della UE, in cui lo stock complessivo dell’occupazione straniera non ha mai smesso di crescere, pure in questi anni difficili.
Cosa significano questi numeri? Non solo ci confermano che il nostro fabbisogno di immigrazione è ampio e strutturale, ma ci segnalano anche che tale fabbisogno è in larga misura scollato dai trend economici. Anche in assenza di crescita, cioè senza che la “torta” complessiva del lavoro e del reddito si allarghi, la “fetta” di lavoro immigrato cresce. La ragione di questo apparente paradosso risiede evidentemente nel fatto che la nostra domanda di immigrazione affonda le sue radici in tendenze demografiche di lungo periodo, più e prima che in dinamiche strettamente economiche.
Immigrazione senza crescita, dunque. Questa congiunzione di fenomeni ha pochi precedenti nella storia economica e sociale dell’Europa contemporanea ed è una peculiarità che oggi si manifesta con particolare chiarezza e intensità nel caso italiano.
Evidentemente, si tratta di una situazione problematica, in quanto suscettibile di accrescere la competizione tra immigrati e nativi in alcuni settori del mercato del lavoro e, più generalmente, di compromettere la qualità della convivenza nel nostro paese. Anche perché, il fatto che, dal punto di vista quantitativo e aggregato, il lavoro immigrato risulti meno penalizzato dalla crisi, non significa che, a uno sguardo più ravvicinato, manchino i problemi: la disoccupazione straniera, specialmente maschile, è aumentata più di quella italiana; ci sono segnali di un ampliamento delle sacche di lavoro nero, dove gli stranieri sono con ogni probabilità sovrarappresentati; emergono chiari segni di difficoltà delle famiglie migranti nel campo dell’abitazione e persino della sussistenza.
Su questo quadro, come emerge da alcune ricerche recenti, e sulle sfide che ne scaturiscono, FIERI, in collaborazione con la Camera di commercio di Torino, invita a una riflessione congiunta studiosi e rappresentanti delle istituzioni locali e della società civile torinese.
Programma
9.00-9.10 Introduzione ai lavori
Ferruccio Pastore (FIERI)
9.10-9.30 Immigrazione e mercato del lavoro in Italia: tendenze e problemi
Claudia Villosio (LABOR – Centre for Employment Studies, Collegio Carlo Alberto)
9.30-9.50 Le famiglie straniere di fronte alla crisi. Istantanee piemontesi
Roberta Ricucci (Università di Torino – FIERI)
9.50-10.10 Crisi e lavoro immigrato: agricoltura e costruzioni
Domenico Perrotta (Università di Bergamo)
10.10-10.30 Crisi e lavoro immigrato: il settore della cura
Asher Colombo (Università di Bologna)
10.30-10.50 Dalle rimesse al sovraindebitamento: il caso dei filippini in Italia
Sabrina Marchetti (Istituto Universitario Europeo, Firenze)
10.50-11.15 – Pausa caffè
11.15-13.00 – A partire dalle relazioni della prima parte della mattinata, i temi del seminario saranno discussi da
- Ilda Curti, Assessore all’Urbanistica e all’Integrazione, Comune di Torino.
- Tom Dealessandri, Assessore al Lavoro, Comune di Torino.
- Marco Demarie, Responsabile Ufficio Studi, Compagnia di San Paolo.
- Sergio Durando, Delegato dell’Arcivescovo, Ufficio Pastorale Migranti Torino.
- Daniele Vaccarino, Vice Presidente Camera di commercio di Torino.
- Ida Vana, Assessore alle Attività Produttive, Provincia di Torino.
La discussione sarà introdotta e moderata da Adriana Luciano, Università di Torino.