Negli ultimi decenni, la presenza islamica in Europa è andata crescendo e stabilizzandosi sino a costituire un tratto non secondario del paesaggio sociale e culturale del nostro continente. Essa, per un verso, si configura come una componente pienamente inserita, anche se spesso problematicamente, nella realtà dei paesi europei, e come tale viene vissuta dagli stessi musulmani, d’altro lato, le comunità islamiche presenti in Europa mantengono una relazione importante con i paesi d’origine, anche come effetto del sistema di relazioni creato dai processi di globalizzazione. Sempre di più, quindi, si può parlare di una realtà dell’islam che supera i limiti di un discorso sull’immigrazione.
Questo pone una vasta gamma di temi che si offrono all’approfondimento culturale e all’intervento politico e sociale riguardanti i modi con i quali l’islam d’Europeo partecipa in maniera assai rilevante alla trasformazione complessiva delle nostre società in un’epoca in cui queste vivono comunque una fase di accelerata trasformazione.
L’islam di “casa nostra” esalta la necessità di ridiscutere e ridefinire buona parte delle categorie concettuali che hanno contribuito a strutturare l’esperienza dello Stato e le società moderni e nel contempo segnala nelle più diverse articolazioni della società lo spazio in cui risulta indispensabile una forte invenzione di nuove modalità che sappiano mediare l’esigenza della coesione sociale con quella del pluralismo.
Le tradizioni giuridiche e politiche dei diversi contesti statuali europei hanno in questi anni abbozzato e in parte consolidato risposte differenti a quella parte delle questioni connesse alla presenza islamica che le agende della politica e dell’economia hanno ritenuto di dover privilegiare. Lo stesso scenario dei saperi della società e della cultura si presenta molto diversificato nei vari paesi sia per orientamento che per consistenza.
Nel caso italiano, nonostante molte ipoteche sul tema siano state imposte da una comunicazione politica forse più interessata allo sfruttamento mediatico che all’approfondimento dell’effettiva configurazione della
nostra realtà sociale, non mancano esperienze di ricerca e pratiche sociali degne d’interesse.
Il presente, peraltro, sembra chiedere che si passi ad una fase nuova con investimenti intellettuali più efficaci che sappiano coinvolgere la partecipazioni degli studiosi e degli attori sociali al di là delle separatezze disciplinari e degli schieramenti ideologici.
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