Il dibattito sull’immigrazione in Italia è ossessivamente concentrato sul breve termine e sulla situazione alle nostre frontiere, terrestri e marittime. Ma al netto dei flussi irregolari a cui ci espone la nostra collocazione geografica, la capacità attrattiva dell’Italia è in calo costante. Come mostrano i dati dell’ultimo International Migration Outlook dell’OECD (si veda la tabella a p. 22, http://www.oecd.org/migration/international-migration-outlook-1999124x.htm), siamo l’unico grande paese dell’Unione europea in cui i flussi in ingresso risultano in calo costante dal 2010. Eppure rimaniamo un grande paese di immigrazione, se non in virtù di nuovi flussi, per la massiccia presenza accumulatasi negli anni precedenti la crisi. Per recuperare questo quadro d’insieme e riflettere sulle trasformazioni del modello migratorio italiano in una prospettiva di lungo periodo, uno strumento utile nasce dalla collaborazione tra Fondazione Luigi Einaudi e FIERI. Si tratta di un volume, appena uscito per i tipi della casa editrice Leo Oslchki, intitolato “Migrazioni e integrazione in Italia tra continuità e cambiamento”. Oltre a un’introduzione dei curatori, Marcello Carmagnani e Ferruccio Pastore, il libro contiene contributi di diversi giovani studiosi (tra cui tre ricercatori di FIERI: Pietro Cingolani, Ester Salis e Gaia Testore), nonché di numerosi illustri specialisti (tra cui Bruno Anastasia, Gian Carlo Blangiardo, Luca Einaudi, Tommaso Frattini e Stefano Solari).