Quale rapporto tra ricerca e politica sull’immigrazione?

La crisi in corso accresce drammaticamente la rilevanza politica della questione migratoria. Lo dimostrano, tra l’altro, i risultati delle elezioni europee, largamente segnate dal successo di movimenti e partiti che promettono maggior chiusura. In queste circostanze, il rapporto tra la ricerca e la politica in materia di immigrazione diventa ancora più critico e delicato in passato. Si ha l’impressione di una crescente distanza: da un lato, la politica appare sempre più tentata da soluzioni facili, che poi però si rivelano spesso poco praticabili o persino controproducenti. Da parte sua, una parte della ricerca subisce la tentazione di un arroccamento rispetto a una politica e a un clima sociale in cui essa generalmente non si riconosce. Questa chiusura reciproca impoverisce la democrazia.

La constatazione del gap crescente tra ricerca e politica è il punto di partenza di una riflessione in corso all’interno del network europeo di eccellenza IMISCOE, di cui FIERI è il membro italiano. In questo policy brief, Rinus Penninx e Peter Scholten effettuano una prima sintesi, a partire dai risultati di una conferenza IMISCOE, svoltasi a Twente nel maggio 2008. La diagnosi è severa, non solo nei confronti della politica. I due studiosi olandesi criticano un mondo della ricerca che, anche quando si pone il problema del rapporto con la politica, lo fa sulla base di una concezione ingenua. Quella secondo cui basta “dare i dati giusti” per guidare o correggere i policy-maker. In positivo, l’invito è a esplorare nuove forme di interazione dialogica tra ricerca e politica. Con l’obiettivo, nel rispetto della specificità e dell’autonomia reciproca, di gettare luce insieme sulle implicazioni delle diverse scelte, sugli scenari futuri e sulle alternative.

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