Le relazioni tra l’Unione europea e i suoi stati membri, da un lato, e i principali paesi di origine e transito dei flussi migratori, dall’altro, rimangono dominate dalla percezione di interessi politici strutturalmente divergenti e, quindi, dalla ricerca di complesse e faticose mediazioni. Gli stati di destinazione tendono a perseguire i propri obiettivi prioritari, perlopiù legati ad un maggior controllo sui flussi irregolari e non pianificati, proponendo contropartite, sia di natura generale (per esempio, fondi di cooperazione) che specifica. Queste ultime consistono essenzialmente in misure di politica migratoria attiva e di promozione della mobilità, tanto sul terreno dell’immigrazione legale per motivi di lavoro quanto su quello dei visti per soggiorni brevi. L’efficacia di queste leve negoziali ai fini di una più efficace governance migratoria europea rimane tuttavia assai limitata, a causa di una serie di ostacoli politici e istituzionali. Dopo aver ripercorso le principali vicende di questo importante volet promozionale della dimensione esterna della politica migratoria europea, questo policy brief si concentra su alcuni sviluppi recenti. In particolare, si analizza l’utilizzo di strumenti di politica educativa internazionale all’interno del Piano d’azione adottato dal vertice di La Valletta del novembre 2015. Accanto al potenziamento delle borse di studio per studenti africani in Europa, deciso a La Valletta, si suggerisce di sviluppare un approccio complementare e di lungo periodo, consistente nella formazione congiunta di risorse umane, in un quadro più decisamente transnazionale e interculturale.
Di Ferruccio Pastore – Dicembre 2015
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