Le collettività di origine nordafricana in Piemonte, tra continuità e cambiamento
Marocchini ed egiziani sono oggi sinonimo di una storia migratoria con origini ormai lontane. La progressiva europeizzazione dei flussi ha spostato l’attenzione dei ricercatori da queste comunità verso altre provenienze. Nel tempo è così venuto a mancare non solo l’aggiornamento statistico, ma anche l’approfondimento su percorsi di inserimento, dinamiche intergenerazionali, relazioni con i paesi d’origine. La ricerca presentata, prendendo spunto dagli eventi della cosiddetta Primavera Araba e da un rinnovato protagonismo del Nord Africa sulla scena internazionale, ha voluto rimettere a fuoco come due collettività storiche si siano trasformate nel tempo e come esse si collochino di fronte ai loro paesi di provenienza, i quali vivono una fase di forte cambiamento.
La prospettiva che abbiamo sposato è quella dell’analisi e della comparazione intergenerazionale: abbiamo cercato di capire come genitori e figli1, prime e seconde generazioni, si confrontino con alcuni temi classici degli studi sulle migrazioni (es. le relazioni con il paese d’origine, la lingua, la religione) e con altri che più di recente sono entrati nel dibattito scientifico italiano (l’utilizzo delle nuove tecnologie nella diaspora e i progetti per chi si avvicina alla fine della carriera lavorativa). I risultati della ricerca, frutto di focus group e interviste in profondità con un campione di 67 persone2, sono stati organizzati in sette capitoli che rispecchiano diversi filoni di approfondimento emersi dall’analisi dei rapporti tra vecchie e nuove generazioni.
Primo capitolo
Nel primo capitolo, “Marocchini ed egiziani: nuovi protagonisti dopo una stagione di oblio?”, Roberta Ricucci presenta i principali aspetti dell’evoluzione socio-demografica delle collettività nord-africane, soffermandosi sull’aspetto della lingua, come legante identitario e sociale, e sul ruolo e la percezione degli anziani, presenti in misura crescente nei due gruppi considerati.
Secondo capitolo
Nel secondo capitolo, “Mobilità, legami transnazionali e prospettive di ritorno”, Pietro Cingolani analizza i pattern di mobilità che sono emersi negli ultimi anni tra i migranti, sia come risposta alle mutate condizioni esterne di natura economica e politica, sia come evoluzione di posizione all’interno delle carriere biografiche. Si distingue tra pratiche transnazionali individuali e collettive riflettendo se siano appannaggio esclusivo di determinati gruppi o se esse vengano trasmesse da una generazione all’altra.
Terzo capitolo
Nel terzo capitolo, “Percorsi di studio e lavoro tra generazioni di giovani e adulti”, Eleonora Castagnone affronta la comparazione intergenerazionale dal punto di vista delle traiettorie scolastiche e lavorative; si analizzano le carriere ascendenti e discendenti degli adulti, anche in relazione al livello di istruzione e all’esperienza professionale di partenza, e i percorsi di studio e di transizione al lavoro dei giovani.
Quarto capitolo
Nel quarto capitolo Laura Ferrero concentra l’analisi sulla struttura delle famiglie e sulle relazioni tra i vari membri, per comprendere se e come esse si modifichino, al passare degli anni e delle generazioni. Viene esaminato il nesso tra processi migratori e composizione del gruppo domestico, con particolare attenzione alle scelte matrimoniali. In questo capitolo, oltre alla prospettiva generazionale, viene data rilevanza a quella di genere. Uomini e donne, egiziani e marocchini, costruiscono infatti in forma differente la propria esperienza e ricorrono a categorie simboliche diverse.
Quinto capitolo
Nel quinto capitolo, “Orizzonti di appartenenza e forme di partecipazione”, Viviana Premazzi e Matteo Scali passano dal livello di analisi famigliare al livello di gruppo, cercando di comprendere quanto le categorie collettive siano rilevanti nella definizione del sé e come prime e seconde generazioni collochino la propria esperienza all’interno di narrazioni e pratiche condivise. Gli eventi della Primavera araba hanno, soprattutto per i giovani egiziani, costituito uno spartiacque rispetto all’esperienza dei propri genitori e hanno attivato dinamiche identitarie che dalla dimensione on-line sono passate successivamente ad una dimensione off-line.
Sesto capitolo
Queste considerazioni vengono riprese e approfondite nel sesto capitolo, “Nuove tecnologie fra gap generazionali e riscoperte identitarie”, dove Premazzi e Scali riflettono su quanto i media e i mezzi di comunicazione abbiano inciso nella formazione di pratiche e identità sociali che travalicano i confini e spesso uniscono anziché dividere le generazioni. In questo capitolo emerge come la presenza di seconde generazioni in casa costituisca un indubbio vantaggio transnazionale per le prime generazioni, che consente di rinsaldare e coltivare le relazioni con il paese natio, attraverso un processo di empowerment dovuto all’uso strategico di internet. Le seconde generazioni fungono dunque da ponte per strutturare relazioni diasporiche nuove.
Settimo capitolo
Il settimo e ultimo capitolo, “Oltre l’Islam”, è dedicato da Premazzi, Ricucci e Scali a un approfondimento su una specifica dimensione, quella religiosa, sulla quale si sono spesso appiattite le analisi sociologiche sulla presenza egiziana e marocchina i Italia. I due autori sono in grado di cogliere le numerose sfaccettature dell’esperienza di fede a Torino dando conto di come “l’islam al plurale” definisca una realtà sociale da leggersi attraverso provenienze, generazioni, anzianità migratoria: emerge un patchwork inestricabile di pratiche religiose, frequenze ai riti, autodefinizione rispetto alle credenze, che non è risolvibile nell’etichetta “loro musulmani”.